La sera del 25 dicembre 2016, una
notizia ha sconvolto il Natale di milioni di appassionati di musica pop: la
popstar George Michael era morta, all'età di 53 anni.
Il corpo di Michael è stato trovato,
nella sua villa di Londra, la mattina di domenica dal suo partner, Fadi Fawaz,
che era passato a prenderlo, per andare insieme a un pranzo di Natale. Il
compagno, che è un parrucchiere di celebrities, ha dichiarato al Telegraph: «Dovevamo
andare insieme al pranzo di Natale. Sono passato di lì per svegliarlo ed era
morto, disteso serenamente nel letto. Non sappiamo cosa sia successo. Voglio
che le persone lo ricordino com’era: era una bella persona».
George Michael era nato a Londra nel
1963 da madre inglese e padre greco, ed aveva iniziato la sua carriera musicale
nella band The Executive, assieme al suo
amico del cuore Andrew Ridgeley, con il quale formò il duo degli Wham!.
Il grande successo della popstar
inglese arriva però nel 1984, quando si inserisce nelle classifiche con ‘Last
Christmas’, canzone uscita come singolo nel 1984; sembra davvero strano, ma il
disco doveva inizialmente uscire in occasione della Pasqua del 1985 e il brano
doveva intitolarsi Last Easter, ma la casa discografica degli Wham! insistette
affinché il
disco fosse prodotto per il Natale 1984.
La sua morte proprio nel giorno di
Natale sembra quasi un paradosso, ripensando a questo suo grande successo.
Chissà quanti di noi, festeggiando il Natale in famiglia, hanno ascoltato come
sottofondo ai ramai, questa canzone incisa proprio da George Michael.
Le ultime indiscrezioni
giornalistiche che stanno indagando sul caso, ci informano che la morte del
cantante inglese dovrebbe essere legata ad un’overdose da eroina,
dalla cui dipendenza stava combattendo da ormai diversi mesi.
Non è l'unico cantante morto in
queste condizioni; celebri sono i casi dell'americano Michael Jackson, morto
nel 2009 e dell'inglese Amy Winehouse, morta nel 2011.
Un destino simile legato alla droga
sembra accomunare questi tre cantanti di fama internazionale. Ritengo che non
sia un caso, anche perché se allarghiamo l'orizzonte a molte celebrità, il caso
si ripresenta con lo stesso epilogo. Questi avvenimenti mi fanno pensare che
l'essere personaggi famosi e di successo, spesso non è sinonimo di felicità,
anzi. Queste grandi celebrità di successo si creano un personaggio attorno al
proprio nome, la cui vera identità - fatta di difficoltà, angoscia, dipendenze
e malattie- vive nascosta dietro ad una
maschera di apparente felicità e vita spensierata.
Quindi, per concludere, ritengo sia
meglio una vita nell'ombra ma fatta di reale felicità e di affetti veri,
piuttosto che una vita costellata dal successo mondiale ma con grandi vuoti,
tormenti e angosce interiori.
Martypsico
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