Giovedì 13 marzo il
commissario Angelo Murtas della Polizia di Treviglio è venuto nella nostra scuola per
parlare alle classi 1ª e 2ª liceo del suo lavoro e dei problemi degli adolescenti di oggi.
Una persona molto gentile che ci ha
dedicato due ore per parlare del mondo che ci circonda al giorno d'oggi, soffermandosi
in particolare sulla droga, sull'alcol, sul fumo e sul mondo dei social network.
Dopo essersi presentato, il dott.
Murtas ha cominciato a trattare dei problemi dei ragazzi con la droga. Ha
insistito sui danni provocati dalla droga
perché, anche
se presa in piccole quantità, a causa di essa si potrebbe morire; come infatti è già successo a molti ragazzi. Mi è rimasto impresso
l'esempio di una liceale che studiava al Facchetti: un giorno, dopo essere
tornata a casa al termine della scuola, una sua amica l'ha invitata ad andare a
ballare in discoteca. Purtroppo, però, qualcuno le ha messo una sostanza nel drink. Dopo essere
stata male ed essere tornata a casa con l'aiuto della sua amica, non riuscì a passare la notte.
Questa storia molto brutta insegna ai
ragazzi che, facendo uso di sostanze stupefacenti, possono anche rimetterci la
pelle.
Il commissario è quindi passato a parlare del
pericolo insito nei siti web. I social
network possono infatti essere delle “armi” se
usati in modo sbagliato. Attraverso essi si possono commettere gravi reati come
quello dell’istigazione
al razzismo. Il principio basilare do ogni democrazia afferma che la legge è uguale per tutti: uomini, donne ed emigranti da qualsiasi
paese. Il razzismo, in passato, ha provocato milioni di vittime. Personalmente
credo che la discriminazione tra gli uomini debba sparire perché il concetto di razza non esiste.
Ho imparato due cose a mio parere
importanti.
La prima è la seguente: anche i ragazzi più intelligenti possono commettere errori.
La seconda, come dice il proverbio, è la seguente: fidarsi è bene, non fidarsi é meglio.
Ringrazio il dottor Murtas per averci
in parte aperto gli occhi e spero di non ritrovarmi mai a commettere errori
irreparabili per me e per gli altri.
Emilian