In questi giorni
che precedono Ferragosto, la notizia che più ha scioccato l'opinione pubblica è
sicuramente la morte di Robin
Williams, famoso attore ed interprete di film come "L'attimo
fuggente", "Mrs Doubtfire", "Hook- Capitan Uncino" e
"Jumanji".
L'attore è
stato trovato morto a causa di
asfissia nella sua casa di Tiburon, in California.
Nel giro di qualche
ora si è giunti
con certezza alla conclusione che l'attore si è suicidato impiccandosi con una
cintura, stroncato da una forte depressione di cui soffriva da tempo.
Premetto che in
questo post non voglio parlare di quanto sia stato un grande attore né
di quanto possano essere meravigliosi
e stupendi i suoi film. Non ero e non sono nemmeno ora una sua grande fan; lo
conoscevo solamente per aver visto alcuni dei film sopracitati e, per quanto
possano essermi piaciuti, non mi sono mai interessata più
di tanto alla sua vita e a tutti i
suoi lavori.
Voglio invece
proporre una piccola riflessione sul fatto che, nonostante fosse un attore
famoso e amato da molti, si sia trovato a fare i conti con una forte
depressione che è poi stata
la sua fine.
Molti penseranno
sicuramente: "Era pieno di successo e di soldi. Che ragioni aveva per
essere depresso?" e si limiteranno solamente a "criticare"
questo suo ultimo e fatale gesto.
Secondo me si
sbagliano di grosso.
Essere famoso,
avere un'orda di fan che seguono il tuo operato, avere soldi per poter condurre
un'esistenza più che
dignitosa e magari avere pure qualche bella villa qua e là
per il mondo, non ti rende meno umano
di noi gente comune. Non ti fa smettere di provare tutte quelle sensazioni
quali tristezza, solitudine, paura di fallire; anzi, secondo me le accentua: sapere
che la gente ha delle aspettative su di te e che si aspetta che ti comporti in
un certo modo, ti rende in qualche modo più "insicuro"
e propenso alla paura di sbagliare tutto e deludere le persone che ti seguono.
Anche queste
persone che apparentemente hanno tutto dalla vita possono sperimentare sulla
loro pelle le delusioni che proviamo noi persone “normali”: la fine di un'amicizia o di una
relazione, la tristezza per la perdita di una persona cara e così
via. Anche loro possono fare delle
scelte sbagliate e commettere degli errori, ma non per questo sono da criticare.
Sono semplicemente umani.
E poi,
ammettiamolo, per quanto la fama possa far gola a molti e possa avere i suoi
aspetti positivi, non tutti riescono a sopportare i ritmi e la pressione che il
successo impone.
Robin Williams non è
il primo (e non sarà
nemmeno l'ultimo) di una lunga serie
di persone famose che non hanno retto a tutto questo: Marilyn Monroe, attrice,
cantante, modella, morta per un probabile suicidio dovuto ad un overdose di
barbiturici; Kurt Cobain, cantante leader dei Nirvana, morto suicida all'età
di 27 anni; Amy Winehouse, morta nel
2011 in seguito all'assunzione di alcol in una quantità che le ha causato un forte shock;
Philip Seymour Hoffman, attore, trovato morto nel suo appartamento a New York
in seguito ad un’overdose
di un mix di eroina, cocaina e benzodiazepine. Sono solo alcuni dei tanti che,
stanchi della loro esistenza, hanno deciso di farla finita.
Per concludere,
credo che non dovremmo biasimarli e giudicarli per questo ultimo fatale gesto,
ma per la loro brillante carriera, per il loro lavoro e per quelli che sono
stati veramente, prima che le loro vite prendessero quella piega fatale.
Giulia