giovedì 14 agosto 2014

La fama non fa la felicità

In questi giorni che precedono Ferragosto, la notizia che più ha scioccato l'opinione pubblica è sicuramente la morte di Robin Williams, famoso attore ed interprete di film come "L'attimo fuggente", "Mrs Doubtfire", "Hook- Capitan Uncino" e "Jumanji".


L'attore è stato trovato morto a causa di asfissia nella sua casa di Tiburon, in California.
Nel giro di qualche ora si è giunti con certezza alla conclusione che l'attore si è suicidato impiccandosi con una cintura, stroncato da una forte depressione di cui soffriva da tempo.
Premetto che in questo post non voglio parlare di quanto sia stato un grande attore né di quanto possano essere meravigliosi e stupendi i suoi film. Non ero e non sono nemmeno ora una sua grande fan; lo conoscevo solamente per aver visto alcuni dei film sopracitati e, per quanto possano essermi piaciuti, non mi sono mai interessata più di tanto alla sua vita e a tutti i suoi lavori.
Voglio invece proporre una piccola riflessione sul fatto che, nonostante fosse un attore famoso e amato da molti, si sia trovato a fare i conti con una forte depressione che è poi stata la sua fine.
Molti penseranno sicuramente: "Era pieno di successo e di soldi. Che ragioni aveva per essere depresso?" e si limiteranno solamente a "criticare" questo suo ultimo e fatale gesto.
Secondo me si sbagliano di grosso.
Essere famoso, avere un'orda di fan che seguono il tuo operato, avere soldi per poter condurre un'esistenza più che dignitosa e magari avere pure qualche bella villa qua e là per il mondo, non ti rende meno umano di noi gente comune. Non ti fa smettere di provare tutte quelle sensazioni quali tristezza, solitudine, paura di fallire; anzi, secondo me le accentua: sapere che la gente ha delle aspettative su di te e che si aspetta che ti comporti in un certo modo, ti rende in qualche modo più "insicuro" e propenso alla paura di sbagliare tutto e deludere le persone che ti seguono.
Anche queste persone che apparentemente hanno tutto dalla vita possono sperimentare sulla loro pelle le delusioni che proviamo noi persone normali: la fine di un'amicizia o di una relazione, la tristezza per la perdita di una persona cara e così via. Anche loro possono fare delle scelte sbagliate e commettere degli errori, ma non per questo sono da criticare. Sono semplicemente umani.
E poi, ammettiamolo, per quanto la fama possa far gola a molti e possa avere i suoi aspetti positivi, non tutti riescono a sopportare i ritmi e la pressione che il successo impone.
Robin Williams non è il primo (e non sarà nemmeno l'ultimo) di una lunga serie di persone famose che non hanno retto a tutto questo: Marilyn Monroe, attrice, cantante, modella, morta per un probabile suicidio dovuto ad un overdose di barbiturici; Kurt Cobain, cantante leader dei Nirvana, morto suicida all'età di 27 anni; Amy Winehouse, morta nel 2011 in seguito all'assunzione di alcol in una quantità che le ha causato un forte shock; Philip Seymour Hoffman, attore, trovato morto nel suo appartamento a New York in seguito ad unoverdose di un mix di eroina, cocaina e benzodiazepine. Sono solo alcuni dei tanti che, stanchi della loro esistenza, hanno deciso di farla finita.

Per concludere, credo che non dovremmo biasimarli e giudicarli per questo ultimo fatale gesto, ma per la loro brillante carriera, per il loro lavoro e per quelli che sono stati veramente, prima che le loro vite prendessero quella piega fatale. 

Giulia

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