Nell'antichità i popoli cercarono di adattarsi all'ambiente che li circondava, infatti le prime civiltà sedentarie nacquero nelle pianure, o in luoghi dov'era più semplice realizzare edifici, e vicino a corsi d'acqua, dove le periodiche alluvioni rendevano il terreno fertile e idoneo alla agricoltura.
Invece negli ultimi decenni l'uomo, grazie alle tecnologie sempre più avanzate, ha iniziato a creare città in luoghi climaticamente "difficili"; ne sono un esempio Dubai e Abu Dhabi, città che sono sorte nel deserto dove le temperature sono sempre molto elevate ma anche a Bogotà costruita a più di 2000 m sul livello del mare in mezzo alla Ande.
Nelle zone montuose il terreno, a causa sopratutto della deforestazione ma anche della cementificazione, è soggetto a frane che possono causare, oltre che la rottura di argini e quindi allagamenti nelle zone sottostanti, anche crolli di strade e ponti.
Secondo me l'uomo continuerà, stupidamente, a costruire e a deforestare colline e montagne. Questo continuo sfruttamento di risorse porterà ad un maggior numero di frane che condurrà a sua volta ad un maggior numero sia di vittime che di feriti oltre al danno economico a strade, ponti e case.
Come disse Gregor Mendel: "le forze della natura agiscono secondo una segreta armonia che è compito dell'uomo scoprire per il bene dell'uomo stesso". La natura ha un proprio equilibrio che non bisogna alterare (edificando eccessivamente), ma bisogna assecondarle e rispettarle. Così facendo, uomo e natura potranno vivere armoniosamente e pacificamente insieme, traendone reciproco vantaggio.
Teuz77
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