venerdì 25 agosto 2017

FEMMINICIDIO: AMORE E POSSESSO





Negli ultimi tempi si sono sentiti tanti casi di femminicidio, in cui le donne vengono maltrattate fino alla morte. Un episodio è proprio quello di Nadia Orlando, uccisa dal suo fidanzato Francesco Mazzega.
Si erano conosciuti sul posto del lavoro e nonostante gli anni di differenza si erano fidanzati. La loro relazione è durata per circa un anno, e nell’ultimo periodo la ragazza non si sentiva a suo agio, confidando i propri problemi al padre, il quale era preoccupato perché si sentiva incapace di agire e far felice sua figlia.
Ci furono molti litigi tra i due ma mai degenerati in alcun atto di violenza, tranne quella fatidica sera in cui i ragazzi si erano incontrati per chiarire un episodio risalente al fine settimana. Era partita come una “tranquilla” discussione finché è sfociata in una confronto sempre più animato, in cui Nadia ha avuto la peggio. Infatti, Francesco le avrebbe messo le mani intorno al collo e lei pur cercandosi di togliersi dalla presa mortale non è più riuscita a respirare. Non sapendo come comportarsi, ha girovagato tutta la notte in macchina con accanto il cadavere della ragazza fino al confine con la Slovenia, invertendo la rotta per raggiungere la stazione di polizia dove ha raccontato l’accaduto e dove si è costituito.
Le donne che subiscono violenza non sempre trovano la forza per denunciare l’accaduto. Si parte la prima volta con uno schiaffo o una presa un po’ troppo forte delle braccia, che genera qualche livido fino ad arrivare alle ferite insanabili perdendo progressivamente la forza di reagire e di chiedere aiuto a qualcuno.
Ma la violenza non è soltanto fare del male a una donna fisicamente, bensì tutte le azioni che si compiono contro la volontà di una donna, inibendola e denigrando il suo valore; come dei complimenti un po’ troppo spinti per strada, o delle battute sessiste che fanno irrimediabilmente sentire inferiore.
La parola “femminicidio” è stata coniata proprio per questo: per esternare alla società di oggi che esiste un problema grave e apparentemente irrisolvibile che non bisogna nascondersi bensì uscire dal buio e rendere noto quel che succede poiché porta alla morte e, per chi sopravvive, dolore e paura.
Una dedica, però, non è sufficiente per cambiare la realtà dei fatti. Bisogna provocare un cambiamento radicale nella mentalità di tutte le persone, far capire che le donne sono soggetti con emozioni, sogni e diritti pari agli uomini. Dobbiamo noi in primis imparare ad essere sensibili alla violenza, a riconoscerla in quanto tale per poterla combattere nel modo giusto e per farlo bisogna partire dal basso, dalle piccole cose che nella vita di tutti giorni a volte neanche notiamo.
                                                     

                                                                                                                                 Parci

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