Il 19 febbraio un'altra stella si è spenta.
Lo scrittore e filosofo italiano Umberto Eco ci ha lasciati alla veneranda età di 84 anni.
i funerali si sono svolti il 23 febbraio al Castello Sforzesco.
L'autore è stato salutato per l'ultima volta da amici intimi, parenti e dal rettore dell'Università di Bologna, dove Eco dal 2008 era professore e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici.
Di lui hanno scritto: "Intellettuale europeo, perdita enorme per la cultura" (Matteo Renzi), "Grazie professore, la tua scomparsa un dolore molto forte" (Roberto Saviano).
Umberto Eco è stato inoltre definito "L'accademico che navigava in due mondi" (il New York Times) e "Il grande alchimista destinato all'immenso" (Le Monde).
Si può notare, leggendo le parentesi, che Eco godeva di fama mondiale per i suoi saggi e i suoi libri, tra cui "il nome della rosa" e "Il pendolo di Foucault".
Eco aveva inoltre scritto, nel '97, una lettera ad un ipotetico discepolo riguardo al "come prepararsi alla morte" ispirandosi al dialogo socratico.
Concetto centrale di tale lettera è "Dal momento che saresti infelice e sofferente nel lasciare un mondo com il nostro, pieno di menti geniali, scienziati, medici, scrittori, filosofi e intellettuali rivoluzionari, devi sviluppare nel tuo pensiero la radicata idea che tutti in questo mondo siano dei coglioni, solo in questo modo te ne potrai andare serenamente."
Penso che con il suo essere coinvolgente, ironica, seria, riflessiva e divertente allo stesso tempo, questa lettera, pubblicata dal Corriere della Sera, sia geniale.
Umberto Eco ha scritto una lettera che aiuta ad affrontare uno dei più grand dilemmi dell'uomo sin dagli albori del mondo, parlandone con toni scherzosi ma filosofici a tratti, giocosi ma intellettuali.
Ho adorato questa lettera la prima volta che l'ho sentita leggere dal professore in classe e l'ho adorata la seconda, la terza, la quarta volta che l'ho riletta, e non solo perché in ogni paragrafo compare il termine "coglioni", normalmente considerato volgare e scurrile, ma per il meraviglioso contrasto tra la pesante tematica presa in esame e la terminologia, ironica e seria allo stesso tempo, utilizzata dallo scrittore.
CursedGio
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