martedì 23 febbraio 2016

IL CALCIO DEI CAMPIONI: LIONEL MESSI



È il 70' e durante un'azione di contropiede Xavi mette un cross alto dalla destra, statisticamente troppo alto per Messi, ma il ragazzo sorprende ancora una volta il mondo del calcio e con uno stacco di circa un metro arriva in cielo e infila il pallone alle spalle di Van der Sar: 2-0 e partita chiusa. Il Barça è campione d'Europa e la festa gira intorno al giovane fuoriclasse argentino che diviene così il leader della squadra.
Un recente studio sostiene che il talento sportivo sarebbe scritto addirittura nel DNA di ognuno.
Ciò è possibile, ma coloro che frequentano puntualmente gli stadi sanno che il segreto più affascinante del calcio, prima che nei geni, va cercato nei piedi: nobili parti del corpo troppo spesso sottovalutate ma che sul campo fanno la differenza tra il campione e la schiappa.
In questa bacheca verranno raccontate le vite dei più grandi calciatori al mondo.

Lionel Messi, conosciuto come Leo Messi, è, momentaneamente, il più forte calciatore in circolazione, avendo vinto per la 5ª volta uno dei premi calcistici per eccellenza: il Pallone d'Oro Fifa.
Nato in Argentina a Rosario, precisamente nel barrio La Tablada, dove ancora oggi vivono i suoi parenti più cari, era soprannominato sin da piccolo la Pulce a causa della sua "bassezza" e della sua velocità con la palla nei piedi.
Quando torna nel suo luogo d'origine, i giornalisti gli chiedono spesso se, in quei momenti, il suo pensiero non corra al Camp Nou, al Bernabeu, a San Siro, ai migliori teatri di calcio del mondo che oggi sono ai piedi del ragazzo partito proprio da lì, dalla Tablada.
Messi è un uomo di poche parole, infatti i giornalisti non riescono mai a strappargli un titolo da prima pagina. Il mio pensiero è che a Leo non servano le parole ma che egli parli con i piedi e che i piedi siano il suo mezzo di espressione più efficace, come il pennello per Picasso o la macchina da presa per Fellini.
Leo non ha un procuratore professionista e si fida solo di un uomo: suo padre Jorge; egli è l'unico che segue il figlio e che lo tratta con disinteresse verso i soldi o la fama.
È lui infatti che mette l'ultima parola su ogni contratto che il figlio debba firmare e fu proprio la sua parola che, nel 2000, portò il piccolo ragazzino in Spagna al Barcellona, dove tutto ebbe inizio.
Nel club catalano vince tutto: sette campionati spagnoli, sei Supercoppe di Spagna, quattro UEFA Champions League, tre Coppe del Re, tre Supercoppe UEFA e tre Coppe del mondo per club FIFA. Viene quindi convocato in nazionale ma li è tutta un'altra storia: inizialmente Leo non trova spazio e deve accontentarsi della panchina, ma anche in campo la Pulce non riesce ad esprimere il meglio di sé come fa con i blaugrana.
La sua tecnica, però, resta incommentabile: la facilità con cui salta l'uomo o con cui fa girare il pallone sopra la barriera infilandolo sotto al sette è straordinaria. I migliori portieri, che si sono trovati  di fronte Messi a battere una punizione dal limite, hanno provato di tutto: hanno messo cinque uomini in barriera, hanno provato ad anticipare il tiro buttandosi prima, hanno anche provato a mettere un altro uomo in porta... Ma nulla da fare: il pallone entrava sempre!
La Pulce, in definitiva, riesce a cambiare le partite con un semplice gesto, il più semplice di tutti: calciare un pallone.
L'unico svantaggio di Leo è ancora oggi l'altezza: a 14 anni ha rischiato di rimanere alto 140 cm per un deficit all'ormone della crescita, curato solo in seguito dai fisioterapisti del Barcellona.
Il colpo di testa ovviamente non è il suo forte ma nel 2009, durante la finale di Champions a Roma, Messi segnò di testa uno dei più importanti gol della sua vita: il Barcellona vince 1-0 contro il
Manchester United ma sta soffrendo la pressione assillante dei Red Devils.
I grandi del calcio diranno di lui cose strabilianti e Leo continua anche oggi a sorprenderci tutti con le sue magie straordinarie.


Andre01

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