È il 70' e durante un'azione di contropiede Xavi mette un cross
alto dalla destra, statisticamente troppo alto per Messi, ma il ragazzo
sorprende ancora una volta il mondo del calcio e con uno stacco di circa un
metro arriva in cielo e infila il pallone alle spalle di Van der Sar: 2-0 e
partita chiusa. Il Barça è
campione d'Europa e la festa gira intorno al giovane fuoriclasse argentino che
diviene così il leader della squadra.
Un recente studio sostiene che il talento sportivo sarebbe
scritto addirittura nel DNA di ognuno.
Ciò è possibile, ma coloro che frequentano puntualmente gli
stadi sanno che il segreto più affascinante del calcio, prima che nei geni, va
cercato nei piedi: nobili parti del corpo troppo spesso sottovalutate ma che
sul campo fanno la differenza tra il campione e la schiappa.
In questa bacheca verranno raccontate le vite dei più grandi
calciatori al mondo.
Lionel Messi, conosciuto come Leo Messi, è, momentaneamente, il più forte calciatore
in circolazione, avendo vinto per la 5ª volta uno dei premi calcistici per
eccellenza: il Pallone d'Oro Fifa.
Nato in Argentina a Rosario, precisamente nel barrio La Tablada,
dove ancora oggi vivono i suoi parenti più cari, era soprannominato sin da
piccolo la Pulce a causa della sua "bassezza" e della sua velocità con la palla nei piedi.
Quando torna nel suo luogo d'origine, i giornalisti gli chiedono
spesso se, in quei momenti, il suo pensiero non corra al Camp Nou, al Bernabeu,
a San Siro, ai migliori teatri di calcio del mondo che oggi sono ai piedi del
ragazzo partito proprio da lì, dalla Tablada.
Messi è un uomo di poche parole, infatti i giornalisti non
riescono mai a strappargli un titolo da prima pagina. Il mio pensiero è che a
Leo non servano le parole ma che egli parli con i piedi e che i piedi siano il
suo mezzo di espressione più efficace, come il pennello per Picasso o la
macchina da presa per Fellini.
Leo non ha un procuratore professionista e si fida solo di un
uomo: suo padre Jorge; egli è l'unico che segue il figlio e che lo tratta con
disinteresse verso i soldi o la fama.
È lui infatti che mette l'ultima parola su ogni contratto che il
figlio debba firmare e fu proprio la sua parola che, nel 2000, portò il piccolo
ragazzino in Spagna al Barcellona, dove tutto ebbe inizio.
Nel club catalano vince tutto: sette campionati spagnoli, sei
Supercoppe di Spagna, quattro UEFA Champions League, tre Coppe del Re, tre
Supercoppe UEFA e tre Coppe del mondo per club FIFA. Viene quindi convocato in
nazionale ma li è tutta un'altra storia: inizialmente Leo non trova spazio e
deve accontentarsi della panchina, ma anche in campo la Pulce non riesce ad
esprimere il meglio di sé come
fa con i blaugrana.
La sua tecnica, però, resta incommentabile: la facilità con cui salta l'uomo o con cui fa
girare il pallone sopra la barriera infilandolo sotto al sette è straordinaria.
I migliori portieri, che si sono trovati
di fronte Messi a battere una punizione dal limite, hanno provato di
tutto: hanno messo cinque uomini in barriera, hanno provato ad anticipare il
tiro buttandosi prima, hanno anche provato a mettere un altro uomo in porta...
Ma nulla da fare: il pallone entrava sempre!
La Pulce, in definitiva, riesce a cambiare le partite con un
semplice gesto, il più semplice di tutti: calciare un pallone.
L'unico svantaggio di Leo è ancora oggi l'altezza: a 14 anni ha
rischiato di rimanere alto 140 cm per
un deficit all'ormone della crescita, curato solo in seguito dai fisioterapisti
del Barcellona.
Il colpo di testa ovviamente non è il suo forte ma nel 2009,
durante la finale di Champions a Roma, Messi segnò di testa uno dei più
importanti gol della sua vita: il Barcellona vince 1-0 contro il
Manchester United ma sta soffrendo la pressione assillante dei
Red Devils.
I grandi del calcio diranno di lui cose strabilianti e Leo
continua anche oggi a sorprenderci tutti con le sue magie straordinarie.
Andre01
Nessun commento:
Posta un commento