domenica 24 gennaio 2016

David Bowie, nell’ultimo video "Lazarus" annunciava la sua morte.

I fan più attenti, i più affezionati (ed erano e sono sempre milioni) se ne dovevano essere sicuramente accorti: David Bowie, Mozart contemporaneo, ha voluto regalarci il suo personalissimo requiem con «Blackstar» il disco uscito appena due giorni prima della sua morte. Tanto più nel singolo (e nell’impressionante videoclip a corredo) Lazarus, un vero e proprio testamento, se non un grido al cielo, di disperazione, ma anche di serenità, di accettazione del proprio destino. «Guardami sono in paradiso» parte infatti così Lazarus, e il riferimento biblico non deve essere altrettanto casuale, «ho delle ferite che non possono essere viste» concludendosi con «Sarò libero, come un uccello, sarò libero». Le immagini, del resto, parlano da sole: Bowie è su un letto, con gli occhi bendati. Infine si alza, il volto è però scheletrico, quasi scarnificato. Il produttore dell’album, Tony Visconti, come riporta il Telegraph dichiara: «l’album è stato un regalo d’addio di Bowie ai suoi fan. Ha sempre voluto fare come voleva: e ha deciso di farlo in questo modo, il modo migliore».

Opinione personale
La scelta di pubblicare questo articolo sul blog non è per fare onore a un’icona della musica ma per sottolineare la forza di un uomo nell’affrontare il proprio destino. Non conosco l’iter musicale di David Bowie ma certamente, considerato l’enorme numero di fans in lacrime per la sua morte, è stato un “grande”. Nei giorni scorsi fans di tutte le età si sono ritrovati sotto il cielo color cemento di una Londra piovigginosa per rendere omaggio a Ziggy Stardust, là dove era cominciato tutto, nel quartiere di Brixton, periferia sud della città. Conosco invece, purtroppo, l’iter di una malattia davanti alla quale l’atteggiamento è molto personale e nessuno può entrare nel cuore di uomo davanti al momento estremo della propria vita. Egli ha deciso di guardare la morte negli occhi, di sfidarla fino all’ultimo respiro. L’ha fatto con la musica e con l’entusiasmo che l’ha sempre contraddistinto. David Bowie ha affrontato la sua malattia in silenzio e non ha cercato compassione e comprensione da nessuno. Solo pochi intimi erano a conoscenza del dolore che lo affliggeva. Bowie ha voluto dedicare tutto se stesso alla musica, alla sua probabilmente unica ragione di vita. Anche se tutte le sue forze lo stavano abbandonando è riuscito a terminare un ultimo lavoro musicale, lasciato come ricordo a tutti i suoi fans. Nell'ultimo lavoro Bowie ha voluto raccontare la sua storia, le sue canzoni parlano di lui, della sua vita ed anche della sua malattia. Egli è sempre stato ritenuto una persona molto fragile, con un passato oscuro ed era anche per la sua estrema fragilità e sensibilità che i suoi fans lo amavano. Bowie si è sempre contraddistinto nel mondo musicale per la sua bizzarra personalità oltre che per le sue capacità. Durante gli anni della sua vita terrena Bowie ha provato forti emozioni, forti eccessi che spesso l'hanno portato sull'orlo del precipizio. La malattia lo ha reso più forte; ha visto in essa non una fine ma un nuovo inizio.
Eria

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