mercoledì 27 gennaio 2016

Giustizia dopo 30 anni!


"Nel 1987 la studentessa venne uccisa in provincia di Varese con 29 coltellate. Il presunto autore del delitto sarebbe un compagno di liceo: l'avrebbe prima violentata e poi assassinata perché convinto che la giovane avesse avuto rapporti sessuali e non avrebbe dovuto per motivi religiosi. E' stato identificato grazie alla perizia calligrafica su un messaggio scritto inviato ai genitori della vittima il giorno del funerale." (Tgcom24)

Oggi una grande svolta a quasi trenta anni di distanza dall'omicidio della giovane ragazza Lidia Macchi, trovata senza vita in un bosco di Varese il 7 gennaio 1987. 
A porre fine ai suoi giorni con 29 coltellate sarebbe stato un ventenne, suo compagno di liceo.
Il presunto assassino è Stefano Binda, tutt'ora quarantasettenne. 
Tra le prove trovate, o meglio dire conservate, ci sarebbe la perizia calligrafica sulla lettera anonima che venne inviata alla famiglia della giovane il giorno del funerale.
La lettera anonima consiste in una sorta di poesia composta da otto strofe e intitolata "In morte di un'amica" con diversi riferimenti religiosi. 
L’avvocato della famiglia Macchi sostiene che si tratti di un omicidio a sfondo passionale. 
I genitori di Lidia raccontano che l'arrestato conosceva bene la ragazza e qualche volta aveva anche frequentato la sua casa.
Inoltre, in un’agenda trovata a casa del presunto assassino sarebbe stato rinvenuto un foglio con scritte le parole "Stefano è un barbaro assassino" e la grafia risulta combaciare a quella presente nella lettera anonima. 
In questo momento la ricostruzione della vicenda, creata con i fatti conosciuti è: il giorno della morte, Lidia Macchi era a data a trovare un'amica ricoverata all'ospedale e non era più tornata a casa, l'uomo l'avrebbe quindi prima violentata e poi uccisa e avrebbe abbandonato il suo corpo senza vita in un bosco, dove venne poi ritrovata. Venne uccisa perché l'assassino era convinto che la giovane avesse avuto rapporti sessuali e non "avrebbe dovuto" per motivi religiosi.

A mio parere la scientifica non avrebbe dovuto buttare via le prove che trent'anni fa aveva trovato, come ad esempio i campioni di DNA. Che sia dopo 1 anno o dopo 30 anni la giustizia è sempre giustizia ed è quello che ha sempre voluto la famiglia Macchi. Bisogna andare a fondo in questa storia, con il fine di trovare il vero colpevole, a cui spetta una pena adatta.

                                                                                                                  ~Lucri

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