lunedì 16 maggio 2016

Immigranti per un giorno



Qualche giorno fa in un'aula dell'istituto Valente di Roma è stato realizzato un progetto per far
capire ai ragazzini delle medie di quella scuola cosa provano i migranti durante il viaggio verso il nostro Paese.
Per creare l'atmosfera adeguata, gli insegnanti hanno posizionato un gommone al centro dell'aula, hanno poi spento le luci e si sono procurati uno stereo che emettesse il suono del mare. Fatto ciò hanno bendato i bambini e gli hanno fatti salire sul gommone. Durante l'attività alcuni hanno riso perché lo trovavano divertente, altri invece non dicevano nemmeno una parola dalla paura.
La preside dell'istituto in questione, Rosa Maria Lauricella, è convinta della bontà di ciò che è
stato fatto affermando che, nonostante la scuola condanni la xenofobia, ci sono ancora troppi pregiudizi che bisogna sconfiggere.
Io ritengo che l'esperienza che hanno vissuto i giovani non sia stata del tutto opportuna ed
educativa. Innanzi a tutto perché, se da un lato permetteva loro di immedesimarsi negli immigranti per poterli capire più a fondo, dall'altro li ha spaventati non poco. Invero alcuni studenti si sono messi a piangere e dicevano di voler uscire al più presto dall'aula. Ciò che è successo è plausibile, perché a mio parere è troppo difficile per dei ragazzini tra gli 11 e i 13 anni comprendere a pieno lo scopo dell'attività. Sono ancora troppo piccoli per affrontare certe tematiche con il giusto comportamento. Sono dell'idea che un'attività del genere non argini la xenofobia, come ha sostenuto la preside accennata sopra, perché non permette di comprendere gli immigranti, ma di vedere ciò che provano sulla loro pelle e scaturendo in noi un senso di compassione verso loro. E per vivere come una vera e propria comunità senza emarginazioni nè discriminazioni credo che la compassioni non basti.

Sara

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